Storia

 ATENEO DI SALÒ onlus è l’Istituzione culturale più longeva dell’intera area benacense, una delle più antiche di Lombardia, Veneto e Trentino. Nato il 25 dicembre 1810 per decreto, è l’erede diretto, senza soluzione di continuità, dell’Accademia degli “Unanimi” istituita a Salò il 20 maggio 1564, giorno consacrato a S. Bernardino da Siena.

           Nei secoli XVI, XVII e XVIII sorsero nella zona numerose Accademie, ma tutte ebbero vita breve. La sola che sopravvisse a vicissitudini storiche e sociali di ogni genere è la Unanime, nata per iniziativa del poeta Giuseppe Milio Voltolina con la collaborazione di altri 158 giovani volenterosi, tutti salodiani, e che si dimostrò la più proficua opera in favore degli studi e conseguì aiuti economici non solo dalla Magnifica Patria, ma dalla stessa Repubblica Veneta. “Austerità, rigore, passione alla cultura” differenziano questa Accademia dalle altre tre già esistenti all’epoca a Salò, con due punti del regolamento dedicati alla religione: “[...] che ogni dì primo di maggio si faccia cantare una Messa solenne ad onor di Dio […]” e “ [...] chi bestemmierà Dio, o la Madre, o alcun Santo sia condannato ma non in maggior summa di soldi sei [...]". Come logo nell’ Accademia è adottato il disegno di Giovanni Conter di uno sciame d’api che ronza attorno ad un alveare con la scritta di Virgilio “ idem ardor”, mentre si elegge patrono Sant’Ambrogio, protettore degli operosi insetti. Pochi anni dopo si decide la regolare assunzione di un maestro di musica e si richiedono contributi straordinari per fare concerti, ai quali è consentita la presenza di altri giovani “non indegni”, se pure non ancora ammessi al numero degli accademici di diritto.

             Sopravvissuta al dramma della peste 1577, ottiene, grazie all’accrescimento numerico dei membri e alla grande volontà di ripresa culturale a favore della città, licenza di costruire una propria sede e il protettorato di Alessandro Pallavicini, Governatore Generale delle Milizie venete e generoso mecenate.

               Tempi duri arrivano per l’Accademia nel ‘600 sia per la nascita di altre istituzioni analoghe, sia per la carenza di aiuti economici. A ciò si aggiungono le scorrerie dei Lanzichenecchi, calati alla volta di Mantova, che segnano un inevitabile arresto di quel poco di attività dei Soci rimasti. L’antico archivio di manoscritti e il cospicuo fondo librario vanno in gran parte dispersi. Solo nel 1669, sotto la protezione del Provveditore veneto Antonio Zane, che destina alle adunanze accademiche prima il proprio palazzo salodiano, poi il salone del Maggior Consiglio, l’Accademia può riprendere le riunioni, le esecuzioni musicali, le letture poetiche, le discussioni “sopra materiale morale”. Un nuovo periodo di inattività arriva a causa delle scorrerie di truppe tedesche e spagnole presenti sul lago in seguito alla guerra di successione in Spagna.

Nel 1733 l’Accademia torna a vivere grazie all’intervento di Don Andrea Conter, prete colto e illuminato, futuro arciprete di Salò.

          Nel 1761 nasce a Salò un’altra Accademia, dei “Discordi” in chiara contrapposizione all’ "Unanime”, la nuova congregazione è aperta anche alle donne. Tra queste la poetessa valsabbina Diamante Medaglia Faini maritata con un medico salodiano, e Antonia Lanfranchi, autrice di un saggio “Sopra l’origine e il progresso della lingua italiana”. Due anni dopo, grazie all’intervento del conte Carlo Bettoni di Bogliaco, la nuova Accademia e l’antica si fondono dando vita ad un’istituzione denominata "Unanime Agraria", aperta a più ampi studi e ricerche, di interesse pratico, e in particolare agrari. Tra le sue attività quella relativa alla viticultura è la più innovativa. A sovvenzionare queste iniziative contribuisce in gran parte il Governo veneto, che concede oltre al mutuo di 500 lire, un reddito annuo di "due soldi per lira su tutte le condanne pecuniarie spettanti alla Magnifica Patria”, un ulteriore contributo di 100 ducati e l’esenzione dal dazio di dogana di coltivatori di limoni. L’accademia può inoltre contare sugli affitti del castello, concesso con Ducale del 1757.

a rivoluzione del 1796 purtroppo trarvolge la Serenissima e ferma tutto. Salò vive la propria storia di quell’epoca sotto l’egemonia francese. In ottemperanza al Decreto Napoleonico anche l’Accademia degli Unanimi Agraria è costretta ad abbandonare il proprio nome secolare. Il 5 maggio 1811 il nuovo “Ateneo di Salò” tiene la sua riunione inaugurale.

             Cambia il nome ma non lo spirito: statuti e simbolo rimangono invariati. Dell’antica Accademia l’Ateneo mantiene tutti i principi dei fondatori e la sollecitudine nella promozione e conservazione dell’immenso patrimonio culturale della zona. Non più cenacolo di pochi eletti, ma sempre selezionata accolita di uomini e donne che hanno a cuore le lettere e le arti, ma anche il futuro e lo sviluppo del Benàco tutto.

               E con il XIX secolo assume sempre più un ruolo di supporto alla scuola, rivolgendo la propria attività di educazione a più ampie fasce di popolazione.

        Nello sterminato patrimonio librario che le deriva anche dall’assorbimento dell’antica biblioteca, composto da venticinque mila volumi, in gran parte riguardanti argomenti benacensi, spiccano cinquecentine e incunaboli stampati tra il 1470 e la fine del secolo a Toscolano; il “Dialogo della peste” del 1580, manoscritto contenente le regole igenico-sanitarie e morali da applicarsi in tempo di epidemia del frate cappuccino Paolo Ballintani, chiamato da San Carlo Borromeo a dirigere il Lazzaretto di Milano.

          Tra i Soci dell’Ateneo negli ultimi due secoli meritano una menzione Giuseppe Brunati, docente del Seminario bresciano;esperto di epigrafia romana, di greco ed ebraico antico e amico di Antonio Rosmini (dei due si conserva un interesse carteggio); Gabriele d’Annunzio, membro onorario; il suo medico dottor Antonio Duse (recente è l’assegnazione in comodato all’Ateneo della sua corrispondenza col Vate eseguita per volontà del nipote dott. Vittorio Pirlo).

              Attento all’evoluzione e alle istanze della società, l’Ateneo si adegua all’atmosfera ideologico-politica conseguente all’unificazione dell’Italia e al liberismo zanardelliano, diventando più che mai fucina e sede della nuova intelligentia.

               Il 9 marzo 1936, per iniziativa dal Commissario Prefettizio guido Lonati, l’Ateneo viene eretto in Ente morale. Ancor oggi mantiene tale impronta, con l’aggiunta della precisazione di onlus. Dieci anni fa ha definito nel proprio statuto l’ambito territoriale di competenza, che corrisponde all’intero Garda occidentale bresciano e alla Valle Sabbia. Oltre a varare l’annuale programma accademico, e incentivare la pubblicazione di nuovi studi, l’Ateneo di Salò pubblica il periodico le Memorie, cui collaborano Soci e studiosi anche esterni al sodalizio.

 

 

 

 

 

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